CASE da abitare

Cliff House

Una casa completamente aperta al mare e al panorama, in un villaggio di pescatori.

Un rifugio dai ritmi metallizzati della metropoli...

di Paolo Ruggiero

 

 

 

Firmata dallo studio indiano Khosla Associates, questa impressionante villa si trova a Chowara, un villaggio di pescatori a trenta minuti d'auto da Trivandru, nel Kerala, una stretta striscia di costa sud-occidentale in India, affacciata sull'Oceano Indiano dalla parte del Mare Arabico.

Il proprietario vive a Londra e conosce molto bene i luoghi, rifugio per lui dai ritmi metallizzati della City. Nove ore di volo fino a Mumbai, altre tre ore su un turboelica fino a Kerala.

Una notte di sonno per ristorarsi, la colazione al mattino a Chowara, l'aria lucida di umidità, una stretta di mano agli amici pescatori che rientrano.

Aveva acquistato tempo addietro un terreno vicino alla spiaggia, quattromila metri quadri, sperando un giorno di vedere all'opera le maestranze locali su una villa ariosa, con una grande piscina, ponti e aree di meditazione.

 

Gli architetti Sandeep Khosla e Amaresh Anand così gli hanno consegnato una casa completamente aperta al panorama: mare, aria, cielo, senza barriere.

Il clima a Chowara è tropicale monsonico: da aprile a maggio è secco, poi arrivano le piogge portate dai monsoni di sud-ovest, che durano da giugno a settembre.

Segue un periodo mite, poi di nuovo a ottobre i monsoni di nord-est riportano le nubi gonfie di piogge.

Circondata dai verdi pastosi di una piantagione di cocco, sfilata da un tetto spiovente asimmetrico, come un'ala in planata, questa villa si apre alle raffiche e alla pressione atmosferica che muove continuamente l'altezza del cielo e fa fischiare le orecchie.

L'ingresso si affaccia a nord-est con una passerella in pietra sfiorata dall'acqua.

All'interno, pochi materiali: le finiture in cemento levigato, ardesia, cemento grezzo si associano al calore delle doghe in legno e alla pietra locale Kota, dai riflessi verde-blu.

Pochi mobili e accessori: tanto il paesaggio avrebbe comunque la meglio.

Solo la metà di millequattrocento metri quadri di superficie edificata è definita da quattro pareti. Il resto è lasciato aperto, permeabile all'esterno e ai venti stagionali. Con la sua ala dispiegata da aquila la villa non contrasta la natura, non si oppone, è amica dei monsoni.

Falde accessorie si staccano dal tetto per proteggere dal sole che all'improvviso fora le nubi, nessun vetro è stato applicato alle finestre, ma un sistema di persiane in legno scorrevoli e pieghevoli, da modulare come palpebre per giocare con l'aria.

Una scala collega il piano terra alle camere da letto con una corsa felina.

La piscina a raso è mozzafiato: dal patio sembra un filo tirato sul mare.

I riflessi dell'acqua danzano sulle pareti.

Solo due palme staccano il confine tra la vasca addomesticata e il grande Oceano.

Ricorda una foto di Luigi Ghirri: e a quel punto l'immagine supera le intenzioni,
e diventa gioia inspiegabile.